Nel Polo Scolastico di Cupello si è svolto il primo degli eventi legati al percorso di continuità dell’Istituto Comprensivo di Monteodorisio diretto dalla dottoressa Cristina Eusebi. L’incontro ha visto la partecipazione attiva dell’associazione “La Ruralità” di Cupello, presieduta da Giuseppe Di Francesco, che nell’ambito del progetto “Semin facendo: semenzaio didattico” ha donato all’Istituto un semenzaio, semi ed attrezzi per il giardinaggio a misura di bambino.
Gli esperti dell’associazione Rosanna D’Annunzio, Giuseppe di Francesco, Concetta Di Stefano e Claudio Passucci hanno introdotto e guidato i bambini alla semina di piante aromatiche ed ortaggi. Le attività sono proseguite all’aperto con la lettura animata del brano “Il piccolo seme”, successivamente in classe con la visione dello stesso brano in formato digitale e con la produzione da parte dei bambini di un percorso grafico per la rielaborazione dei passaggi principali. I piccoli alunni si sono mostrati attenti, curiosi e felici di questa nuova esperienza. Sono stati tutti coinvolti in prima persona, infatti ognuno ha deposto nel terreno il suo seme. Nelle prossime settimane saranno occupati nell’irrigazione della terra, nell’attesa che nascano le prime piantine.
Il progetto è stato organizzato dalle docenti Elisabetta Sigismondi e Alessandra Travaglini, funzioni strumentali per l’orientamento, continuità ed accoglienza, in collaborazione con le referenti di plesso, le insegnanti Antonella Di Fabio, per la scuola primaria e Carmelita Tieri per la scuola dell’infanzia. Sono stati coinvolti gli alunni di cinque anni della scuola dell’Infanzia accompagnati dalle maestre Anna Di Martino, Alessandra Rizzello e Carmelita Tieri, nonché gli alunni delle classi IA e IB della scuola Primaria, con le insegnanti Teresa Di Giacomantonio, Valeria Mancini, Stefania Emilani, Erminia Di Filippo, Patrizia Lantieri e Michela Bruno.
“L’attività svolta – spiegano dall’Istituto – ha una valenza ancor maggiore oggi: in questo periodo di emergenza che stiamo vivendo, dal quale si prospetta purtroppo un’uscita graduale e lenta, il tema dell’educazione all’aperto, dell’individuazione di luoghi e di modi diversi e più sicuri di far scuola è più che mai attuale. Lo svolgere attività all’aperto ci permette di recuperare o comunque vivere in modo più naturale la relazione sociale, con costrizioni minori rispetto a quelle che caratterizzano gli spazi chiusi e rende possibile, pur sempre con l’uso dei dpi e di quanto prevede la normativa, svolgere in sicurezza attività che permettano l’incontro tra bambini di classi diverse. Usciamo in questi giorni da un periodo di chiusura delle scuole e di didattica a distanza – sottolineano – e ci piace compensare l’esperienza di apprendimento esperita attraverso il digitale con un’esperienza molto concreta, che porti i bambini a contatto con la natura, i suoi ritmi, le sue leggi, per un apprendimento che avvenga attraverso la concretezza dei cinque sensi. Il territorio, lo spazio esterno alla scuola, può, se riempito di intenzionalità educativa, diventare un luogo di apprendimento in cui i bambini imparano che la conoscenza non può essere separata dalla propria esperienza diretta nella realtà che li circonda. Siamo nell’ambito dell’outdoor education (educazione all’aperto), che la nostra scuola supporta con convinzione, ritenendo che sia un modo di fare didattica efficace in generale e non solo in questi tempi. I benefici fisici, cognitivi e sociali di un’educazione all’aperto sono ampi: le esperienze dirette ed autonome accompagnate da sensazioni positive promuovono un apprendimento che perdura nel tempo. Promuovere un’educazione all’aperto, dunque, non rappresenta tanto e non solo una risposta all’emergenza sanitaria, che comunque c’è e nei confronti della quale ci aiuta, ma per noi è una priorità formativa”.