Un secolo di vita vissuto intensamente tra i grandi – e tragici – eventi della storia e il ritorno nella sua Gissi.
Questa mattina, Giuseppe Cimini ha spento 100 candeline e per l’occasione è stato ricevuto in Comune dal sindaco Agostino Chieffo e dagli altri amministratori per una breve cerimonia insieme ai figli e ai nipoti.
Giuseppe ha conosciuto le difficoltà della Seconda Guerra Mondiale, il dramma dell’8 settembre – quando fu fatto prigioniero per “aver deciso di non stare con la Germania” – e la deportazione in un campo di concentramento tedesco. Dopo la fine del conflitto, tornò a Gissi, ma di fronte alla miseria del dopoguerra, decise di ripartire per lavorare in miniera in Belgio per alcuni anni.
Tornato definitivamente a Gissi, non ha fatto mancare nulla ai propri famigliari e oggi è ancora autonomo (necessita del bastone solo a causa di una protesi a una gamba per un vecchio incidente sul lavoro) ed caratterizzato da una memoria di ferro fuori dal comune che gli permette di ricordare le date esatte dei fatti principali che lo hanno visto coinvolto.
“Esempio di grande amore per la propria famiglia e profondo attaccamento al lavoro”, recita la targa consegnatagli oggi dall’amministrazione comunale. Un “esempio” testimoniato anche dal grande affetto che i famigliari nutrono per quel nonno che ha trascorso e festeggiato al meglio un secolo di vita.
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